L’intervista di Davide Saitta per Goguin. Il pallavolista italiano che ha lasciato la sua città natale, Catania, per inseguire il suo sogno in nazionale. Attualmente vive a Toulouse, Francia.
Qual è la prima volta che ti sei trasferito in un’altra città?
A 16 anni ho lasciato Catania e la mia famiglia. La prima città del mio lungo peregrinare è stata Latina (Lazio).
Dunque sei andato via di casa molto presto, a quell’età era più forte la nostalgia di casa o la gioia per quello che stavi facendo?
Un mix di entrambi i “sentimenti”. Tanta euforia per la nuova avventura ma anche tanta paura della nostalgia che nei primi due mesi è stata davvero grande.
Ormai puoi definirti un “mover”, con tutte le città in cui hai vissuto sia in Italia che all’estero. Qual è stato l’aspetto più difficile nella tua esperienza di mover fino ad oggi?
Si sono di certo un “mover”. Ho quasi 28 anni ed ho abitato in molte città: Catania-Latina-Treviso-Crema-Forli-Perugia-Doha (Qatar)-Isernia-Molfetta-Toulouse (e solo Dio sa in quante altre ancora vivrò!). Di certo cambiare città quasi ogni anno e di conseguenza scuola ogni anno (ho fatto i primi due anni del liceo scientifico a Catania, poi altri due a Latina e l’ultimo a Treviso), compagni di vita ogni anno, punti di riferimento….Beh non è affatto semplice, ma il mio carattere molto estroverso nella socializzazione mi ha sempre aiutato ad ambientarmi molto velocemente ovunque andassi.
Quali difficoltà hai incontrato nel fare amicizia una volta trasferito in un’altra città?
Per fortuna nessuna. Gli ambienti che ho frequentato mi hanno sempre facilitato a circondarmi di persone fidate e che porto nei miei ricordi con tanto affetto dato che mantenere i rapporti con così tante persone è quasi impossibile. Inoltre ovunque andassi, trovavo la parrocchia in cui vi erano le comunità del Cammino Neocatecumenale (realtà cattolica obbediente alla Chiesa e parte integrante della Chiesa cattolica), di cui faccio parte da sempre. Questo mi ha permesso di avere subito tanti “fratelli” nella fede che avevano un occhio di riguardo per un ragazzo solo appena arrivato nella loro città. Ho sempre avuto quindi chi nelle domeniche da solo a casa mi offriva un pasto in compagnia o una scampagnata fuori città. Un vero dono di Dio alla mia adolescenza lontano da casa.
Qual è la tua tattica per spendere poco? Come gestisci le tue finanze, comunicazione, assistenza sanitaria?
Da un paio di anni a questa parte cerco di tenere il conto delle mie spese, mettendo un tetto massimo di spese mensili e cercando di rispetttarlo. Sono fortunato perché nel mio lavoro di pallavolista ho sempre avuto l’alloggio e le spese della casa pagate dalla società per cui giocavo. Le spese sanitarie legate alla mia salute fisica sono quasi sempre a carico della stessa società quindi le mie spese a riguardo si sono sempre limitate ai piccoli farmaci per la febbre o alle visite dal dentista. Adesso che gioco in Francia pago un totale mensile (la mutelle) che permette di usufruire del sistema sanitario francese avendo un rimborso del 100% su quasi tutte le spese sanitarie. Il sistema sanitario francese è, per il cittadino lavoratore, uno dei migliori al mondo.
Adesso vivi in Francia, a Toulouse. Quali difficoltà hai incontrato nell’imparare lingua?
Sono molto testardo di natura e sin da piccolo ho sempre avuto una certa predisposizione al sapere e all’essere a conoscenza delle cose a cui assisto. Per me era dunque necessario poter venire qui e capire ciò che mi circondava e per poterlo fare avevo bisogno di imparare al più presto il francese. Non l’avevo mai studiato e l’ ho fatto da autodidatta a partire da una settimana prima di trasferirmi qui. Un vocabolario e qualche applicazione del cellulare per imparare pronunce e parole. La mia faccia di bronzo ha poi fatto il resto, il non vergognarmi di fare brutte figure le prime settimane ed il farmi violenza psicologica nel parlarlo con regolarità hanno fatto si che dopo 2 mesi lo capivo perfettamente e dopo 7 mesi lo parlavo abbastanza bene (a detta dei francesi benissimo, ma so che mi manca ancora tanto). PS: La tv in madre lingua con i sottotitoli in francese è qualcosa che velocizza di molto l’apprendimento perché il francese è una lingua che se “non la vedi scritta” è davvero difficile da imparare e capire.
Quali differenze culturali ti hanno sorpreso (in positivo o in negativo) e perché?
Come dicevo il sistema sanitario qui è anni luce avanti rispetto all’Italia ed anche i meno abbienti possono usufruire dei migliori servizi sanitari. L’ordine e la pulizia delle città è sicuramente da invidiare, soprattutto per quanto riguarda i trasporti pubblici, ma questa è più una differenza con il sud Italia, al nord Italia ci sono delle città che in quanto ad ordine e trasporti hanno poco da invidiare, anche se siamo comunque indietro a mio avviso. Si saluta chiunque, tutti ti augurano buon giorno e buona sera anche se non vi siete mai visti. Magari poi dietro te ne dicono di tutti i colori ma alla forma, i francesi, ci tengono molto. Non esistono i contanti. Qui tutti pagano con la “carta blu” che sarebbe la carta di credito o bancomat. Dal caffè al casello stradale ai ristoranti e le attività commerciali, si paga solo con la carta e quasi nessuno può rifiutare questa forma di pagamento. Un’ottima cosa direi.
Qual è la tua città ideale?
Non ho una città ideale. Certo avere un bel clima e il mare sono due elementi che credo vorrò nella città in cui deciderò di andare a vivere con la mia futura moglie. Catania infatti si candida a pieno. Credo che Sole e Mare siano due elementi che influiscano più di quanto non crediamo sulle nostre vite e sul nostro umore e preferisco avere questi elementi piuttosto che un ottimo servizio di metropolitana o una città piena di musei e di opere d’arte. Diciamo che in Italia c’è una vasta scelta di città che rispecchiano il mio prototipo.
3 consigli o più per chi, come te, vorrebbe trasferirsi a …
Vi faccio una piccola distinzione!
1) Al Nord: a) portate l’ombrello, gli occhiali da sole non servono; b) rispettate il codice della strada, in caso contrario verreste additati e guardati come foste dei marziani; c) portatevi dei tappi per le orecchie se siete cattolici perché in molte città, ahimè, la bestemmia è per i loro abitanti come per noi la parola “Minc…a”.
2) A Toulouse: a) non chiamare mai un locale per prenotare un tavolo per cena oltre le 21, ti farebbero una grossa pernacchia, qui dopo le 22 le cucine chiudono rigorosamente nel 90% dei locali; b) lasciate a casa la macchina. Metropolitana, biciclette, bus e tram vi porteranno in ogni angolo della città a costi -se siete studenti sotto i 26 anni- ridottissimi; c) non si mangia bene come in Italia ma in fatto di “dessert” sono davvero ben assortiti… da provare assolutamente il Banoffe ovvero una torta con panna, banana, caramello e pasta brisè. Eccezionale.
Tornando indietro, rifaresti tutto ciò che hai fatto e andresti in tutti i posti in cui sei stato?
Si. Anche dai posti dove dal punto di vista sportivo non è andata alla grande, ho portato con me qualcosa o qualcuno di eccezionale, e se sono quello che sono oggi (buono o cattivo non so) lo devo a questo percorso incredibile che la vita ed il mio lavoro/passione mi hanno permesso di fare!
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